Capitolo secondo 

INIZIANDO 
DALL'INIZIO

Introduzione
T. F. Heinze Intro
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L'origine della materia

« Io non credo in Dio! La scienza ha provato che non c'è! » Queste sono le parole di uno studente universitario col quale un giorno parlavo a Castellammare di Stabia, ma riflettono un'idea che troppo spesso viene elargita ai nostri studenti, cioè che la materia è eterna, che è sempre esistita e perciò, non essendo mai stata creata, un creatore non c'è.

Io espressi il mio grande interesse per l'argomento e gli domandai: « Mi potresti dare una di queste prove? »

Il giovane di rimando: « Ebbene eccola! (pausa) -- ebbene -- uh - uh - ehm - uh -- Ebbene dammi tu una prova che Dio c'è! »

Io sto ancora aspettando che qualcuno mi dia la prova che Dio non esiste, ma le prove che io diedi a favore di Dio, a quello studente, furono press'a poco queste, anche se qui l'ho perfezionate con citazioni più esatte.

L'ateo insiste che un creatore non esiste perché, dice, la materia è sempre esistita, ma è chiaro che la materia non è sempre esistita. La terra è talmente calda che all'interno è ancora allo stato fuso, però è sospesa nello spazio che è estremamente freddo. Essa sta perdendo rapidamente il suo calore e sta giungendo alla temperatura dello spazio che la circonda, tuttavia non è ancora fredda. Se si stesse raffreddando da tutta l'eternità, sarebbe già fredda, ma non è così. È perciò stata creata tanto recentemente che non ha avuto il tempo di raffreddarsi completamente, quindi la materia non è eterna. La terra ha avuto un'origine recente.

Una scoperta sorprendente fu fatta nell'esplorazione della luna. Poiché la luna è più piccola della terra e le cose piccole si raffreddano con maggiore rapidità, gli scienziati si sorpresero molto nel trovare che anche la nostra piccola luna è ancora calda rispetto a ciò che la circonda! È chiaro che ha cominciato a raffreddarsi così di recente che ancora sta perdendo considerevole calore: dunque non può essere eterna.

Una scoperta più recente e ancora più sbalorditiva è stata fatta studiando le fotografie mandate dalla sonda Voyager 1 nel 1979. È quella della più grande attività vulcanica mai conosciuta nel sistema solare. Si è trovata su un satellite ancora un po' più piccolo della nostra luna: si chiama Io e gira attorno al pianeta Giove. B.A. Smith, il capo gruppo degli scienziati che studiano queste fotografie, ha detto: « I vulcani della terra non si avvicinano neppure a questa forza! I vulcani di Io eruttano alla velocità di un fucile potente. Sapevamo già che Io era giovane, ma non avevamo capito quanto fosse nuovo veramente; la superficie di Io si sta formando in questo momento! » 1.

Il nostro sole sta perdendo peso alla velocità di sei milioni di tonnellate al secondo. Sta durando dall'eternità questo processo? Se così fosse ci deve essere stato un tempo in cui il sole era infinitamente grande e riempiva l'intero spazio.

Se il sole e le stelle bruciano idrogeno o qualsiasi altro materiale per mezzo di una reazione radioattiva o di qualunque altro mezzo noto, in un tempo infinito si sarebbero tutte consumate e la combustione sarebbe cessata.
 

Oppure, prendiamo ad esempio gli elementi radioattivi come l'uranio e il torio. Questi si decompongono continuamente; qualsiasi data quantità si dimezzerà in tanti (diciamo « X ») anni. Un numero « X » di anni or sono, v'era quindi nel mondo il doppio della quantità ora esistente di uranio; 2x anni fa v'era il quadrupla della quantità... e così via fino alla notte dei secoli. Giungiamo così alla conclusione che un'eternità di anni or sono deve essere esistita una quantità infinita di quel solo elemento! E questo è impossibile »2.


È impossibile non solo in teoria, ma anche sul piano pratico in quanto che la decomposizione di un elemento radioattivo produce altri elementi che dovrebbero ancora oggi esistere in infinita quantità.

La continua espansione dell'universo, poiché le stelle e le galassie apparentemente vengono proiettate verso l'esterno come da un punto centrale nel quale ebbero origine tutte, implica anche una data d'origine. « Si valuta che se si espandesse al ritmo calcolato da questi teorici per un quinto del periodo di vita attribuito al sole, l'universo si svuoterebbe virtualmente di galassie visibili » 3.

Tutto ciò ha costituito un tale problema per l'ateo che alcuni sono arrivati ad accettare la teoria secondo la quale l'universo vive « ab eterno », passando attraverso periodi di espansione e di contrazione. L'impossibilità, comunque, dì trovare una causa a questi cicli e la mancanza di ogni prova a riguardo ne hanno impedito l'accettazione generale.

L'esistenza di questa teoria però, mostra il riconoscimento da parte degli evoluzionisti che le prove propendono per un momento creativo, e che le altre teorie per cui lo universo sarebbe cominciato come effetto di un'esplosione, o del raffreddamento di gas non fanno nulla per rispondere alla domanda: « Da dove è venuta la materia esplosa; o da dove sono venuti i gas? » Questo riconoscimento demolisce anche la solita affermazione degli atei: « Iddio non ha creato l'universo », a meno che essi non riescano a cancellare le prove schiaccianti che invece dimostrano che esso abbia avuto un inizio. Essi comprendono la necessità di una spiegazione di ripiego nel caso si scarti la normale spiegazione della creazione divina. L'evoluzione come fede di ripiego, è alquanto superficiale e fornisce soltanto una scappatoia anziché una risposta al quesito fondamentale: « Da dove è venuta la materia? ».

Perfezione dell'universo

Un ateo era seduto un giorno su un bel prato e guardava i fili d'erba, le foglie del trifoglio e i fiorellini. Più guardava questa scena riposante più si sentiva turbato, perché dovunque guardava, alla ricerca del caso e del caos, trovava simmetria. Dovunque avesse infatti voluto rivolgere lo sguardo, dal piccolo atomo al grande sistema solare, invece del caos avrebbe trovato ordine.
 

« Consideriamo la terra sulla quale viviamo. Essa è inclinata di un angolo di 23 gradi. Se non fosse così, il vapor d'acqua degli oceani salirebbe al polo nord e al polo sud, condensandosi ed accumulandovi montagne di ghiaccio.

Se il sole producesse la metà del suo calore geleremmo tutti, e se ne desse il doppio arrostiremmo »4.

« La terra gira alla velocità di milleseicento chilometri circa all'ora. Se girasse a soli centosessanta chilometri, la durata del giorno e della notte ne sarebbe decuplicata, le piante sarebbero bruciate dal

sole durante il giorno e le pianticelle morrebbero per il gelo durante la notte... Se la luna fosse a soli ottantamila chilometri dalla terra, il mare invaderebbe tutte le terre, comprese le più alte montagne... Se gli oceani fossero più profondi, il biossido di carbonio e l'ossigeno sarebbero completamente assorbiti e le piante non potrebbero esistere. Se l'atmosfera fosse più rada, migliaia di meteore che si bruciano ogni giorno nell'aria, cadrebbero sulla terra causando terribili incendi »5.


Mentre la maggior parte delle cose si contraggono allorché gelano, l'acqua aumenta invece di 1/11 del suo volume. Ciò fa galleggiare il ghiaccio sulla superficie di un lago, impedendo che esso geli al fondo e causi quindi la morte dei pesci.

Proprio l'ateo che discute contro il principio di un universo che obbedisce all'ordine, incoscientemente regola il proprio orologio su strumenti che a loro volta sono regolati sul corso delle orbite ordinate degli astri seguite da un osservatorio in Inghilterra o da orologi atomici, traendo vantaggio così da un'altra prova della regolarità dell'ambiente nel quale vive6.

Che cosa dà vita all'ordine invece che al disordine nel l'universo? Semplicemente il caso? Se questo fosse vero, potremmo pensare che a causa di un'esplosione fra i rottami di uno scasso verrebbe fuori qualche orologio, un'automobile nuova, o almeno una semplice casa! L'ordine esige che qualcuno metta le cose in ordine, ma la mente che si ribella alla fede in Dio deve credere che l'universo complesso e meravigliosamente ordinato nel quale si trova è venuto all'esistenza completamente da solo, che non è il risultato di una mente o di un piano, come avverrebbe se si trovasse un bell'orologio svizzero formatosi a seguito di un'esplosione in un deposito di ferraglia.
 

Come ha creato il mondo Iddio?

Pur non potendo sapere esattamente come Iddio ha creato il mondo, vi sono alcune cose da esaminare che potrebbero dare qualche indicazione. Si dovrebbe per prima cosa notare che le prove già menzionate indicano in modo schiacciante che v'è stato un momento in cui il mondo ha avuto origine, piuttosto che essere eterno. Poiché non v'era presente nessun essere umano per descrivere questa origine, è ragionevole esaminare quello che Dio ne ha rivelato nella Bibbia. Parti-colarmente utili sono tre passi: « Avanti che i monti fossero nati e che tu avessi formato la terra e il mondo, anzi, ab eterno in eterno, tu sei Dio » (Sal. 90: 2). Qui troviamo affermato che Dio è eterno, laddove il mondo venne creato ad un certo momento. « Le cose che si vedono non sono state tratte da cose apparenti » (Ebr. 11: 3). « Io ho fatto la terra, gli uomini e gli animali che sono sulla faccia della terra, con la mia gran potenza... » (Ger. 27: 5). Dio non ci descrive in maniera particolareggiata il meccanismo impiegato per creare il mondo, tuttavia Egli dice, che ciò avvenne mediante la sua potenza e non a partire da cose visibili. Quel che ci dice coincide esattamente con quanto sappiamo delle relazioni atomiche. La materia può cambiarsi in energia, come in bombe atomiche, ma l'energia può cambiarsi anche in materia. Occorre una grande quantità di energia per produrre un po' di materia, ma attraverso metodi noti si può operare il cambiamento. Pur non potendo affermare con certezza che fu questo il mezzo impiegato per creare il mondo ed al quale si riferiva Iddio quando diceva: « Io ho fatto la terra, gli uomini e gli animali che sono sulla faccia della terra, con la mia gran potenza... », si tratta almeno di una possibile semplice spiegazione che coincide con la conoscenza scientifica attualmente disponibile. Ciò è certamente più semplice ed esige minor fede di quanta ne richieda qualsiasi teoria evoluzionista.

Sembrerebbe anche logico qui un sottinteso morale. Se Dio possiede la capacità di creare il mondo e quello che esso contiene, ha anche la capacità di giudicarci. È molto probabile che una parte dell'opposizione levatasi contro Dio creatore, oggi, sia dovuta a ribellione contro questo fatto.

Le leggi della termodinamica

La scienza ha stabilito alcuni punti di riferimento che sono stati considerati fondamentali per una comprensione del mondo intorno a noi e per predire la direzione nella quale possono svolgersi i processi naturali. Fra i più fondamentali e i più ampiamente applicabili di questi è quello costituita dalle leggi della termodinamica, la prima delle quali si occupa della conservazione dell'energia. La seconda, che è stata altrettanto documentata è quella dell'entropia. Essa trova applicazione qui perché afferma fra l'altro la tendenza irreversibile al passaggio ad un ordine inferiore nei processi naturali di un sistema autonomo. In altri termini, tutti i processi naturali portano ad un aumento della casualità nel sistema in esame. Lasciando le cose a se stesse perché siano dirette dal caso, come si afferma che si sia prodotta l'evoluzione, esse non vanno verso un grado di organizzazione sempre maggiore, ma piuttosto minore. L'intera idea di evoluzione è contraria a questa legge della scienza che in altri campi è considerata fondamentale per una comprensione del funzionamento di ciò che ci circonda.

Per illustrare questo supponiamo che a causa della crisi energetica tu decida di non usare la tua nuova automobile, ma di parcheggiarla nel deserto lasciando direttive ai tuoi eredi perché possano trovarla fra mille anni. Quando quelli arriveranno sul luogo, è più probabile che troveranno la macchina tutta arrugginita e sparsa sul terreno anziché diventata un razzo intercontinentale.

Il miracoloso evolversi nell'organizzazione e nella complessità, quale occorrerebbe per sviluppare l'automobile in un razzo, è esattamente ciò che richiederebbe l'evoluzione dal semplice al complesso.

Gli evoluzionisti spesso cercano di rifiutare questo dicendo che il sole aggiunge energia dall'esterno del sistema termodinamico terrestre e perciò la seconda legge (entropia), non è applicabile. È un fatto però ben dimostrato che l'energia non controllata distrugge più che creare! Quale città è mai stata costruita con una bomba ? Oltre all'energia occorre un « organizzatore » che programmi le giuste reazioni chimiche esattamente dove necessario e al preciso momento giusto.

Gli evoluzionisti spesso obiettono: « Se la seconda legge della termodinamica non permettesse lo sviluppo nella complessità necessario all'evoluzione, non permetterebbe neppure che un seme diventasse un albero ». Effettivamente questa illustrazione serve soltanto a sottolineare la necessità di un fattore organizzativo, poiché senza l'ADN* che dirige il processo, gli alberi oltre a non crescere, non esisterebbero nemmeno.

L'evoluzionista forse spera che la selezione naturale superi la tendenza universale verso la disorganizzazione, ma è impossibile che mutamenti casuali potrebbero mai produrre il tipo di ordine che gli esseri viventi posseggono. Comunque il passo più difficile per l'evoluzione è quello di spiegare l'apparizione della prima vita, quando essa pone come postulato che si stanno formando molecole sempre più complesse (e più complesse sono più tendono a decomporsi spontaneamente). La selezione naturale non avrebbe potuto aiutare le molecole che non hanno vita. Esse non hanno le caratteristiche sulle quali la selezione naturale opera: la colora-2ione protettiva, la forza, l'abbondanza di prole, ecc. Esse sono soltanto molecole alla deriva in un oceano. La teoria dell'evoluzione, nondimeno, richiede che, contrariamente alla seconda legge della termodinamica e a tutte le osservazioni odierne, si siano formate in grande concentrazione molecole sempre più complesse. La maggior parte delle molecole di cui è composta la vita sono infatti così complesse che i migliori scienziati non sono ancora riusciti a produrle nei loro più sofisticati laboratori.

L'origine della vita

Abbiamo guardato ai primi problemi, insuperabili per gli evoluzionisti, e cioè l'origine della materia e dell'universo ordinato. Abbiamo anche accennato al fatto che la legge dell'entropia renderebbe impossibile qualsiasi grande progressione in complessità, e che nel caso della formazione della prima vita essa legge si applicherebbe per forza. Adesso, tuffiamoci davvero in questo problema dell'evoluzione della prima vita; problema forse più difficile di tutti per l'evoluzionista, malgrado che il più delle volte egli cerchi di coprire questo fatto scrivendo che dovunque le condizioni sono favorevoli, la vita si inizia da sola.

Essendo l'evoluzione la teoria dello sviluppo di forme di vita più semplici verso forme più complesse, si nota che, arrivando alla forma più semplice, la vita avrebbe avuto origine da ciò che non ha vita, perché questo è più semplice ancora. Alla stessa maniera degli altri problemi sollevati dall'evoluzione, si può accettare questa affermazione come una possibilità soltanto fino a che non ci si chiede: « Come? » Come da una cosa inerte si sia potuto generare un essere vivente.

Quando si pone questa domanda l'unica risposta è quella della generazione spontanea, teoria molto in voga prima delle scoperte di Luigi Pasteur. Secondo la teoria della generazione spontanea, la carne degli esseri morti darebbe vita ai vermi; l'acqua stagnante genererebbe gli insetti e così via. Prima non c'erano ed ora ci sono: prova apparente che si sono sviluppati dal nulla. Luigi Pasteur, invece, scoprì forme microscopiche di vita e trovò che la sterilizzazione ne arrestava il processo di proliferazione. Da quel momento l'inesistenza della generazione spontanea venne considerata come uno dei fatti scientifici meglio documentati.

L'evoluzionista, tuttavia, è costretto a contraddire questa realtà inoppugnabile continuando ad affermare che la prima vita si sviluppò spontaneamente nell'oceano, ma poiche ciò non accade oggi, deve accettare per fede che sia avvenuto nel passato. Credere nella generazione spontanea fu facile per Darwin, perché, avendo pubblicato la sua teoria prima della scoperta di Pasteur, non potè conoscere prove contrastanti.

L'idea che fosse facile crederci mi colpì un giorno, quando il mio bambino, tutto eccitato, mi mostrò le « semplici » cellule, guizzanti in una goccia di acqua stagnante, che vedeva attraverso il microscopio. Mentre guardavo mi resi conto che anche ai tempi di Darwin quelle cellule dovevano essere apparse semplici, come apparivano a me attraverso quel microscopio giocattolo. Per ironia del caso, poco tempo prima, avevo letto in un giornale, che l'uomo era finalmente riuscito ad operare la sintesi del più semplice enzima, ma che ne restavano ancora migliaia di più complicati, per poterne ottenere quanti ne produce una cellula ordinaria. Gli enzimi vengono usati dalla cellula come catalizzatori nelle numerose reazioni chimiche, necessarie alla sua vita.

Le proteine che compongono le cellule sono sostanze complicate, formate da varie combinazioni di varie molecole di acidi aminici. Per produrre le proteine dagli aminoacidi,, si dovrebbe provocare una serie di reazioni complicate nello ordine giusto, usando gli enzimi adatti al momento opportuno. Questo procedimento così complicato mostra la impossibilità di una formazione in modo spontaneo. Perciò-quando sentiamo che la scienza è riuscita a produrre acidi aminici o, perfino, proteine complete, ciò non dimostra affatto che è stata prodotta la vita, e tanto meno che sia accaduto per caso nella natura. Infatti, sarebbe come dire, dopo aver scoperto le leggi chimiche per sintetizzare l'alluminio in laboratorio, che ciò dimostra che gli aeroplani (perché fatti di alluminio) sarebbero stati prodotti spontaneamente dalla natura e non da una fabbrica!

Non basta un semplice miscuglio di alcune proteine per produrre la vita: occorrono molte proteine specifiche con interazioni complicate fra di loro. Ci sono, ad esempio, molte proteine al macello o nei cimiteri, ma esse non producono la vita.

Gli aminoacidi dai quali sono composte le proteine sono di due tipi: alcuni posseggono certi atomi, attaccati alla destra; altri li hanno alla sinistra. Chimicamente sono gli stessi e quantunque sono prodotti in laboratorio, vengono metà di un tipo e metà dell'altro, come le nostre mani: metà destre e metà sinistre. Dunque, prodotti in laboratorio, in condizioni che potrebbero esistere anche in natura, sono metà di un tipo e metà dell'altro. Nella vita, però, tutte le proteine sono del tipo di sinistra. Tutte! E nessuno può spiegarlo. Sembra che Dio le abbia fatte così.

La legge delle probabilità enunciata da Borei asserisce che quello che capita per puro caso, non capita se la probabilità è estremamente scarsa. Egli dice: « Possiamo calcolare che 10 50 è il livello di probabilità minimale. Quando la probabilità è inferiore, l'opposto può essere anticipato con certezza, nonostante il numero di occasioni che si presentano nell'intero universo ».

È stato stimato che il numero totale di molecole di proteine mai esistite sulla terra non avrebbe superato il 10 52. Se la loro grandezza media fosse uguale a quello della proteina media nell'essere vivente più semplice, esisterebbe soltanto una possibilità su 10 71 che una sola molecola di proteine, avente tutti gli aminoacidi del tipo a sinistra, si sarebbe formata per caso. Ammettendo che la più semplice sostanza capace di vivere richiederebbe soltanto 239 proteine (che è probabilmente troppo poco) la probabilità di trovare questo numero di proteine con aminoacidi del tipo a sinistra tutti nello stesso posto allo stesso tempo è una su 10 293345.

Per aiutarci a capire la grandezza dei numeri di cui abbiamo parlato, Coppedge ci da l'illustrazione di un'ameba che si muove così lentamente da spostarsi soltanto di 2,5 cn.. all'anno. A questa velocità, le ci vorrebbero 10 28 anni per attraversare l'universo. Perché essa non perda il suo tempo, noi le diamo un lavoro da fare: deve portare con sé un atomo, e poi tornare per prenderne un altro. A questa velocità, potrebbe portare tutti gli atomi nell'universo, attraverso l'intera sua lunghezza, in 10 107 anni. Wald ci scrive in un modo tipico degli evoluzionisti di come la vita iniziò. Egli dice: « Malgrado quanto possa sembrare impossibile l'origine della vita, o qualsiasi passo necessario per essa, dato sufficiente tempo, quasi certamente capiterà...

« Il tempo è infatti l'eroe della storia. Il tempo a disposizione è due miliardi (2 x 10 9) di anni. Quello che a noi sembra impossibile non significa più niente. Data una tale quantità di tempo, l'impossibile diventa possibile, il possibile probabile, e il probabile quasi certo. Dobbiamo soltanto aspettale. Il tempo stesso fa miracoli »8.

Il breve accenno che abbiamo appena fatto della probabilità statistica di uno solo dei molti passi necessari all'origine della vita dimostra chiaramente quanto è ingenua questa posizione.

Se fosse poi capitato l'impossibile e le proteine neces-sarie per produrre la vita si fossero formate spontaneamente, allo stesso modo non avrebbero dato alcun risultato. Torniamo al nostro ipotetico aereo e immaginiamo che tutti i pezzi si siano formati e poi ammucchiati spontaneamente. Avremmo per questo un aereo? No, di certo? Qualcuno potrebbe obiettare: « Ma se li buttassimo tutti in un grande recipiente e li rigirassimo per un certo tempo, potrebbe capitare qualche cosa! ». Anche qui la ragione ci dice che, così facendo, si finirebbe soltanto col consumare i pezzi. Occorre invece un'intelligenza che li sappia mettere ognuno al proprio posto!

Per l'apparecchio, comunque, il problema sarebbe fantasticamente semplificato, perché è tanto facile da costruirsi che persino la tecnica di 50 anni fa ci è riuscita. La cellula invece è talmente complicata, che, anche se costruissimo il più grande laboratorio del mondo e lo facessimo dirigere dai migliori scienziati, non saremmo ancora capaci di fare quello che l'evoluzione richiede dalla cellula.

Adesso che abbiamo posto le fondamenta, possiamo considerare i problemi più seri circa l'evoluzione della vita. Se il primo aereoplano si fosse formato per caso e fosse stato in grado di funzionare, sarebbe durato soltanto per un certo periodo, poi si sarebbe consumato ed eventualmente decomposto. Per la cellula, generatasi spontaneamente, si sarebbe posto lo stesso problema, e di nuovo il mondo si sarebbe trovato senza vita. Quello formatosi per caso allora, non sarebbe dovuto essere un semplice aereoplano, ma un apparecchio che contenesse dentro di sé una piccola fabbrica capace di costruirne altri identici!

Anche se questo fosse accaduto, le difficoltà dell'evoluzionista non sarebbero ancora superate. La cellula capace di riprodursi, indubbiamente si consumerebbe e morirebbe insieme alle cellule da essa prodotte.

La prima cellula allora non dovrebbe essere stata capace di produrre soltanto nuove cellule per permettere la continuazione della vita, ma avrebbe dovuto anche saper passare alle sue progenie le istruzioni necessarie per poter continuare il processo di riproduzione.

Quando Dio creò la cellula, risolse questo problema con l'ADN, che ne dirige l'organizzazione, ordina le opportune reazioni e passa una copia di queste istruzioni alla generazione successiva di cellule. Perciò pensare che l'ADN sia stato creato senza un'intelligenza da concepirlo, richiede una mente già talmente condizionata dalle idee evoluzioni-stiche, che riesce a chiudere gli occhi di fronte alla realtà.

Tuttavia se ciò non fosse vero e la vita capace di ripro-dursi si fosse veramente prodotta per caso, i problemi dell'evoluzione sarebbero ancora insoluti. Gli evoluzionisti dicono che la prima cellula vivente si sarebbe sviluppata in un'atmosfera priva di ossigeno.

Ciò è necessario poiché se l'atmosfera primitiva conteneva ossigeno, gli elementi chimici organici che avrebbero dovuto unirsi per formare la vita, si sarebbero ossidati e non si sarebbe potuta produrre nessuna forma di vita. Tuttavia anche senza la presenza dell'ossigeno, la maggior parte della materia necessaria per formare la vita è troppo instabile per poter resistere per i lunghi periodi di tempo necessari perché si verificasse l'evoluzione molecolare.

Le prove tuttavia che l'atmosfera primitiva della terra conteneva realmente ossigeno sono abbondanti. Nella sua eccellente trattazione sull'origine della vita, Duane Gish da un certo numero di queste prove. Fra esse egli discute le ricerche compiute da un altro scienziato in questo campo, dicendo:

« Dopo aver fatto allusione al fatto che la maggior parte dei grandi depositi di ferro si sono formati nel tardo precambriano o erano ampiamente erosi a quel tempo, egli afferma che il minerale ferroso della catena del Vermillon, nel Minnesota, è molto più antico (Keewatin) e così la trasformazione per ossidazione del minerale ferroso in ossido ferrico si è verificata in epoca molto remota della storia della terra. Più avanti, nella stessa pubblicazione afferma che la presenza di ferro fortemente ossidato giustifica la presunzione di esistenza di un'atmosfera ossidante » 9.

Egli fa anche notare che i gas dei vulcani sono ricchi ai ossigeno. Ora si ritiene che gran parte dell'atmosfera primitiva era costituita da questi gas. Pare perciò che nella atmosfera primitiva, ci fosse ossigeno. Se non ci fosse stato, ciò non aiuterebbe l'evoluzione perché la sua assenza potrebbe recare all'evoluzione un sostegno equivalente soltanto a quello che potrebbe toglierle. Infatti la vita sulla terra non poteva sussistere se non vi fosse stato uno strato protettore di ozono (una forma di ossigeno) nella stratosfera che ci protegge dai raggi ultravioletti, i quali altrimenti cadrebbero su di noi in quantità letale.

Con l'ossigeno, dunque, le molecole in via di formazione si sarebbero ossidate; senza ossigeno, sarebbero state tutte uccise dai raggi ultravioletti.

Non c'è via di scampo!

Arrivando adesso a considerare gli esperimenti sull'origine della vita, Gish fa la seguente constatazione importante:
 

« Una considerazione importantissima, spesso trascurata o vo-lutamente ignorata a proposito dell'origine della vita è la pronta distruzione dei composti organici ad opera delle stesse fonti di energia usate per formarli. Infatti, una delle caratteristiche di tutti gli esperimenti sull'origine della vita è l'immediato allontanamento dalla fonte di energia dei prodotti della reazione appena for-matisi, per evitare la distrazione. Per esempio, l'apparecchio usato da Miller nei suoi esperimenti classici per la formazione di alcuni aminoacidi e di altri semplici composti organici ottenuti mediante una scarica elettrica in una miscela di metano, ammoniaca, idrogeno e acqua, comprende un sistema per isolare immediatamente dopo la loro formazione, i prodotti ottenuti mediante la reazione. L'esame degli apparecchi usati da altri ricercatori per i loro esperimenti sull'origine della vita, mostra che tale sistema d'isolamento costituisce una caratteristica comune. La tendenza degli studiosi di chimica organica di allontanare immediatamente i prodotti delle reazioni dalle fonti di energia impiegate per la loro sintesi, prima che si verifichi un importante deterioramento di questi prodotti è comprensibile. Tuttavia sulla terra primitiva, non c'era presente nessun chimico che avrebbe potuto farlo, perciò una volta formati, i prodotti ottenuti sarebbero stati soggetti alle forze distrattrici delle scariche elettriche, del calore o dei raggi ultravioletti che ne avevano provocato la sintesi » 10.


Un'altra ragione importante che giustifica l'uso del sistema per isolare i prodotti della reazione è quella di concentrare gli aminoacidi, ecc. così ottenuti, in quanto la loro quantità è minima. Se la vita fosse cominciata nel mare, la presenza di una tal quantità d'acqua mescolata con le piccole quantità di materie organiche complesse utilizzabili per formare la vita, avrebbe dato acqua che per usi pratici sarebbe stata come semplice acqua marina. Le complesse molecole organiche non potrebbero raggiungere mai una concentrazione sufficiente perché si scompongono molto più facilmente di quanto si formino. Anche ammettendo che non si scomponessero, ma che continuassero a costituirsi e ad accumularsi più o meno eternamente, un'adeguata concentrazione dei composti organici necessari sarebbe lo stesso impossibile. La ragione è che la maggior parte delle teorie sull'origine della vita presuppongono la presenza di una concentrazione abbastanza alta nell'acqua di ammoniaca e di altri composti contenenti azoto derivato dall'atmosfera. Anche se si dissolvesse nel mare tutto l'azoto disponibile nel mondo e ne risultassero composti formatisi a casaccio, la concentrazione di ogni composto di azoto utilizzabile ai fini dell'evoluzione si ridurrebbe ad una debole traccia 11.

Supponendo tuttavia che sia avvenuto un miracolo, permettendo così la realizzazione del desiderio emesso dall'evoluzionista, di modo che fosse disponibile una quantità sufficiente di ciascun elemento e che le sostanze si formavano e non si scomponevano ma gradualmente si arrivasse a fare degli oceani quel « brodo organico » di cui parlano gli evoluzionisti, vi sarebbe stata una concentrazione dei particolari materiali necessari alla vita? Diamo uno sguardo alle possibilità statistiche di mettere nell'ordine giusto le molte combinazioni dei pochi aminoacidi necessari per ottenere una particolare proteina:
 

L'ordine degli aminoacidi in una proteina contenente solo dodici specie diverse di aminoacidi, d'un peso molecolare 34.000 (all'in-circa trecentoquaranta aminoacidi, quindi una proteina relativamente semplice) potrebbe esser disposta in 10300 maniere diverse! In altre parole, agli inizi della terra avrebbero potuto sorgere 10300 molecole proteiniche composte dei dodici stessi aminoacidi e del peso molecolare 34.000. Se avessimo soltanto una di ciascuna di queste molecole, il peso totale sarebbe di gr. 10280, ma il peso della terra è di soli gr. 1027! Se l'intero universo traboccasse di proteine, non si riuscirebbe a trovare neppure una di ciascuna di queste molecole! 12 .


Perciò possiamo dire con certezza che il caso non avrebbe mai prodotto una concentrazione delle specifiche proteine necessarie per la vita.

Se in questa situazione impossibile, per un caso la giusta combinazione di composti organici vaganti nel mare venivano a incontrarsi per un momento, occorreva qualcosa per tenerli legati, altrimenti il mare che li aveva uniti li avrebbe separati di nuovo. Perciò ad un certo punto occorreva che si formasse qualcosa capace di rimanere insieme.

Sfortunatamente i complessi coacervi e le altre cose considerate come aventi qualità simili a quelle delle cellule e che forse avrebbero potuto evolversi trasformandosi in cellule, sono privi di una reale membrana, ed in tal modo si decompongono facilmente. Invece di evolversi nel corso degli anni, essi si dissolverebbero ed il loro contenuto si perderebbe di nuovo nel mare.

Discutendo a proposito dell'interessante strato esterno della cellula, J. D. Ratcliff lascia parlare la stessa cellula:
 

« Fantastico come la mia struttura interna è il mio muro esterno. La mia membrana ha uno spessore di mm. 0, 0000001 appena. Fino ad epoca molto recente, gli scienziati consideravano questo ricoprimento sottile come poco più di una specie di stretto sacco di cello-fané. Grazie al microscopio elettronico, ora si rendono conto che è una delle mie componenti più importanti. Agendo da portinaio, la membrana cellulare decide che cosa va lasciato entrare e che cosa respinto. Essa controlla l'ambiente interno della cellula mantenendo in perfetto equilibrio sali, materie organiche, acqua ed altre sostanze. La vita dipende assolutamente da ciò.

Quali sono le materie prime necessarie per produrre le proteine della cellula? La membrana lascia entrare quelle giuste, respingendo le altre. È chiaro che possiede un sistema di riconoscimento perfezionato » 13 .


Un altro problema è che le molecole, necessarie alla vita, sono per la maggior parte molto complicate e, si po-irebbe dire in maniera generica, più sono complicate, maggiore è la tendenza a scomporsi in sostanze più semplici. Wald ne discute in questi termini:
 

Nella vasta maggioranza dei casi che c'interessano, il punto d'equilibrio si trova verso quello della dissoluzione. In altri termini, la dissoluzione spontanea si verifica con molta maggiore facilità e quindi molto più rapidamente della sintesi spontanea. Per esempio, l'unione spontanea, graduale, delle unità di aminoacidi per formare una proteina, ha poche probabilità di verificarsi e potrebbe prodursi solo in un ampio spazio di tempo, mentre la dissoluzione di una proteina, negli aminoacidi che la compongono avviene con molta maggiore facilità e perciò con rapidità molto maggiore. Ci troviamo dinanzi ad una situazione analoga a quella della paziente Penelope che aspettava Ulisse; ma ancora peggiore. Ogni notte ella disfaceva quel che aveva tessuto di giorno, ma nel nostro caso in una notte si può facilmente disfare l'opera di un anno o di un secolo.


Wald continua dicendo: « Credo che si tratti del problema più arduo per noi, attualmente il più debole del nostro ragionamento » 14 .

Le proteine di esseri viventi non si formano da sé. Abbiamo già detto che la scienza moderna è in grado di operare la sintesi solo di alcune delle più semplici. Ciò indica chiaramente la fallacità del ragionamento di quelli che ritengono che nella natura potrebbe esservi qualche modello che porta inevitabilmente alla loro formazione. Invece, queste sostanze sono prodotte da enzimi precisi che agiscono da catalizzatori in ciascuna reazione necessaria.

Queste reazioni non si producono a casaccio, ma ciascuna va iniziata nella giusta successione e fermata dopo che si è ottenuta la giusta dose della proteina, ecc., che si sta producendo. Se la reazione continuasse in maniera incontrollata, essa consumerebbe tutte le materie disponibili allo stesso modo in cui l'incendio di una foresta potrebbe distruggere non solo gli alberi destinati a fornire legna da ardere, ma anche quelli destinati a fornire altro tipo di legname.

Anche una produzione misurata di una proteina complessa non sarebbe di nessuna utilità se si verificasse in una cellula che non ne prevede l'utilizzazione o, se avvenisse nell'ordine o al momento sbagliato in una cellula che potrebbe utilizzarla.

Le specifiche sostanze necessarie alla vita di una cellula si potrebbero paragonare alle parti di una macchina. Ciascuna di esse è necessaria se la macchina funziona come si deve, ma qualsiasi di esse rovinerebbe il funzionamento se gettata lì a casaccio. Qualunque adeguata spiegazione di come l'evoluzione elaborerebbe un valido programma per ordinare e controllare le necessarie reazioni chimiche manca del tutto.

La forza che ordina e controlla gli esseri viventi si chiama ADN, ed essa non si produce spontaneamente. Si riproduce da una ADN già esistente e riceve così tutte le istruzioni codificate per la costruzione della cellula con tutte le sue complesse reazioni. Perciò la formazione casuale di questa piccola parte soltanto della prima cellula sarebbe impossibile. Sarebbe più probabile che il nastro di un cervello elettronico contenente il programma di istruzioni completo per la costruzione e il funzionamento del più complicato stabilimento automatizzato di oggi si formasse da solo nell'oceano, piuttosto che si formasse così una molecola di ADN. Il programma che l'ADN ha è più complicato.

Io perciò prevedo che man mano che si conoscerà meglio l'impossibilità dell'evoluzione della prima vita sulla terra, gli evoluzionisti si allontaneranno sempre più da questa impossibile soluzione e guarderanno allo spazio. Il famoso astronomo Sir Fred Hoyle e un professore di matematiche applicate di Cardiff, Chandra Wickramasinghe, hanno già proposto la teoria che la vita giunse sulla terra su una cometa 15 . Ciò, in verità, avrebbe richiesto una strana forma di vita che sopravvivesse alle radiazioni letali, al freddo intensissimo, alla mancanza di atmosfera dello spazio per periodi di tempo estremamente lunghi ed evitasse l'incenerimento causato dal riscaldamento all'entrare nell'atmosfera terrestre e lo schiacciarsi nell'impatto con la terra. Dovunque poi si fosse sviluppata, la nuova vita avrebbe avuto ancora da superare gli stessi ostacoli della generazione spontanea della vita che avrebbe incontrato qui sulla terra. Queste difficoltà messe insieme precluderanno senza dubbio la generale accettazione della teoria di Sir Fred Hoyle. L'articolo comunque implica che un autorevole scienziato evoluzionista si rende conto dell'impossibilità che la vita qui sulla terra si sia sviluppata da molecole senza vita.

Dunque ciò che io prevedo è che fra gli evoluzionisti diventerà sempre più comune l'idea che la prima vita sia giunta dallo spazio con un UFO. Sebbene questo non aiuti minimamente a superare gli ostacoli inerenti l'evoluzione della prima vita qua sulla terra, almeno non aumenta le difficoltà quanto la teoria di Hoyle. Ciò che fa è di spedire tutto nel regno del mistero e dell'impiegabile. Sarebbe alquanto ingiusto per noi domandare come si sviluppò la prima vita se è stato definito che essa è giunta con qualche mezzo sconosciuto da chissà dove.

La vita in laboratorio

Di tanto in tanto, sentiamo dire che alcuni scienziati sono riusciti a creare la vita in una provetta. Continuando la lettura ci accorgiamo che non hanno veramente creato la vita dalla non vita, ma qualche componente soltanto. Un annunzio importante in tale senso fu quello che il dottor Kornberg era riuscito a creare un virus. In realtà era successo soltanto che gli scienziati avevano scoperto come nascono i virus, problema complicatissimo e difficilissimo che aveva richiesto molti anni di lavoro. Il virus si serve di cellule viventi per produrre altri virus. Il dottor Kornberg aveva calcolato il sistema al punto da poter produrre virus da una cellula vivente senza servirsi di un virus vivo.

L'opinione della scienza oggi è che il virus non è stato la prima vita dalla quale tutto si è sviluppato. Benché più semplice della più semplice cellula, il virus presenta troppe difficoltà. Si è già detto che suo unico cibo sono le cellule viventi. Questo fatto è sufficiente da solo a negargli il carattere di prima vita, a meno che questa situazione non si sia creata nel corso degli anni. Oltre a questo problema, la conoscenza attuale che il virus dipende anche da altre cellule per riprodursi ha convinto la maggioranza degli scienziati che il virus non è fonte di vita, ma prodotto di essa. Ad ogni modo alla data in cui scriviamo, gli scienziati non sono ancora d'accordo se il virus debba o no esser considerato cosa vivente.

La maggioranza di quelli che credono nell'evoluzione ora sarebbe d'accordo nel dire che la cellula anzicché il virus deve aver costituito la prima vita, dalla quale si sono evolute le altre forme di vita. La semplice cellula può sembrare a prima vista una cosa veramente semplice nonostante sia più complicata del virus. Ma è un po' come quando si guarda un calcolatore elettronico. A prima vista sembra una semplice scatola di metallo grigia, qualcosa che si potrebbe quasi supporre creatasi per caso da sola. Un esame più accurato mostra tuttavia che la cellula, come il calcolatore elettronico, è qualcosa di fantasticamente complicato. Nonostante tutti gli anni di studio, gli scienziati cominciano appena a capire un po' qualcosa circa la cosiddetta « semplice cellula ». Ogni anno presenta il suo elenco di complicazioni di recente scoperta e delle quali Darwin era all'oscuro, che rendono sempre più difficile accettare l'idea di uno sviluppo a partire da elementi chimici del mare.

Il dottor Wilder Smith fornisce questo esempio rivelatore della logica intesa a negare Iddio mediante la creazione sintetica della vita:
 

Si attende con esultanza il raggiungimento della vita sintetica considerandolo l'ultimo chiodo che dovrebbe richiudere la bara di Dio. Ma si tratta di logica valida?

Ogni anno io pubblico articoli sui miei esperimenti di sintesi sulla lebbra e la tubercolosi, riferendo i metodi esatti di sintesi e di prova biologica dei prodotti. Supponiamo che un mio collega leggendo i miei articoli trovi interessanti i risultati e decida di ripetere egli stesso il mio lavoro. Dopo uno o due anni trova i miei risultati esatti (lo spero!) e corrette le attività biologiche dei prodotti sintetici. A sua volta riferisce i suoi risultati nella stampa scientifica ed in conclusione riassume di aver ripetuto i miei esperimenti, di averli trovati esatti e quindi eliminato per sempre il mito dell'esistenza di Wilder Smith. Io non esisto affatto poiché egli ha potuto ripetere la mia opera! Si tratta di logica veramente inconcepibile! Tuttavia tale è la posizione effettiva dei darwinisti e dei neo-darwinisti di oggi 16.


Per concludere diciamo che se la scienza sarà in grado di produrre la vita da ciò che non ha la vita, non sarà avvenuto per caso ma costituirà il risultato dell'opera di mi-gliaia di sommi scienziati che avranno studiato questo problema per anni. Ciò non proverà perciò che la vita poteva venire da sola, ma che invece poteva essere creata da un essere intelligente. Ciò non costituirebbe quindi solo l'unica conclusione logica, ma è anche ciò che la Bibbia ci ha detto essere avvenuto: « Nel principio Iddio creò i cieli e la terra » (Gen. 1:1).

Riassumendo, la risposta che fornisce l'evoluzione alla domanda: « da dove è venuta la vita? » consiste nel far risalire la prima vita a tempi molto lontani e nel dire che la prima forma di vita era molto semplice. Gli autori della maggior parte dei libri di testo sembrano sperare che al lettore sfugga il fatto che questa spiegazione non ha in pratica fornita nessuna risposta alla domanda: Da dove è venuta la vita nel principio? ma che ha fatto soltanto apparire il problema molto più remoto e fatto sembrare meno ovvia e meno importante la loro incapacità a darvi una risposta.
 

Tommaso Heinze, Copyright © 1973, 2003

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